Per ogni bambino il gioco è una forma di apprendimento in cui sperimentarsi ed imparare. In base all’età ci sono diverse tipologie di gioco che puntano a favorire specifiche competenze. Il gioco sensomotorio dei bimbi più piccoli per imparare a gestire la componente emotiva e sostenere lo sviluppo del movimento, il gioco di causa effetto per comprendere le prime relazioni logiche tra gli oggetti, i giochi simbolici per arricchire il pensiero, favorire lo sviluppo del linguaggio e la flessibilità cognitiva, i giochi di problem solving per affinare l’osservazione, fare delle ipotesi e definire una strategia, ed il gioco motorio in cui ci si mette alla prova con le regole in una maniera divertente.
Tutti i giochi hanno una valenza e una importanza fondamentale nel percorso di apprendimento del bambino poiché lo aiutano a conoscersi ed a sperimentarsi in differenti situazioni andando a sostenere l’autostima, l’autorealizzazione e l’autoregolazione.
Giocare in prima persona, senza filtri tecnologici arricchisce enormemente il bagaglio esperienziale di tutti i bambini aiutandoli a mettersi in gioco rispettando le regole e gli altri.
Il metodo Feuerstein si pone come obiettivo il potenziamento delle capacità mentali basandosi sul principio che l’intelligenza non è un fattore predeterminato e stabile, ma un elemento in continua evoluzione. L’intelligenza è caratterizzata dalla plasticità, è “un processo sufficientemente vasto da comprendere un’ampia varietà di fenomeni che hanno in comune gli aspetti dinamici ed i meccanismi dell’adattamento” (Feuerstein, 2003) e può essere definita come: “la propensione di un organismo a modificare se stesso quando si confronta con i bisogni di accomodamento che si vengono a creare in rapporto ai differenti contesti di esperienza” (Feuerstein).
Apprendere prevede osservare, fare delle ipotesi e dei confronti e verificare il pensiero fatto. La mediazione ed il mediatore aiutano e sostengono il processo di apprendimento per fare in modo che sia il soggetto, tramite il suo pensiero a comprendere il compito dato sostenendo la plasticità e la brillantezza dei ragionamenti. La mediazione in una relazione è l’elemento cardine per favorire l’apprendimento, promuovere la capacità di fare delle scelte e favorire la capacità individuale di adattamento.
Attraverso il movimento si arriva a conoscersi meglio, ad usarsi in una maniera più tutelante, a concedersi il proprio ritmo personale senza venire travolti dai ritmi esterni, a cambiare le proprie abitudini per continuare ad imparare e tenere attivo il proprio cervello. In un periodo storico in cui si tende ad andare veloci, siamo constantemente sottoposti ad un adattamento in questa direzione, ma la velocità non spesso porta ad avere il tempo di portare l’attenzione a quante cose facciamo nel quotidiano senza pensare al come le facciamo, al come ci stiamo usando, a quale parte del corpo stiamo sacrificando per arrivare al risultato. Eliminare gli sforzi ci consente di fare meno fatica, di trovare un movimento più piacevole e di stabilire un equilibro in ciascuno di noi.
L’impugnatura della penna, ha una evoluzione nelle tappe dello sviluppo del bambino per arrivare a quella definitiva. In un mondo che va verso il touch e la tecnologia ha portato sicuramente dei cambiamenti in cui i bambini si sono adattati imparando per imitazione degli adulti molte azioni di coordinazione occhio-mano (scroll, ingrandire..).
Rimane importante valutare l’impugnatura della penna per una corretta postura al banco, per evitare sovraccarichi visivi asimmetrici e tensioni muscolari sia a livello della mano sia del collo e della schiena. Dedicare del tempo per la sperimentazione concreta della coloritura, del disegno e della scrittura favorisce ed affina questa coordinazione fine andando a correggere eventuali vizi posturali definendone la causa.